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immagine di corridori tratta dalla maratona di Boston


A cura di Andrea Pennasilico

La maratona di Boston è sempre stato uno dei fiori all’occhiello delle competizioni sportive agonistiche negli Stati Uniti. Da quest’anno gli ufficiali della storica maratona hanno deciso di dare la possibilità ai partecipanti di gareggiare nel gruppo legato al genere con cui si identificano, senza bisogno di riscontro col documento di identità o di test dei livelli del testosterone come avviene per competizioni sportive a livelli più professionali come le olimpiadi.
Il gesto degli organizzatori è stato semplicemente un’ufficializzazione di un fenomeno che è sempre avvenuto, anche se in maniera ufficiosa, all’evento: infatti la testimonianza più vecchia di una persona che ha gareggiato nel gruppo del sesso opposto al proprio viene dal 1967, in cui un ufficiale della maratona dovette trascinare via una donna che stava correndo nel gruppo maschile.
Negli anni più recenti si è creata una piccola comunità di corridori trans che partecipano regolarmente alla maratona, ma hanno sempre dovuto farlo di nascosto sperando che gli ufficiali non li fermassero per chiedere un documento, ma da quest’anno il problema non dovrebbe presentarsi dato che chiunque sarà in grado di indicare il proprio genere di identificazione invece che quello sul documento.
Alle polemiche sui livelli di testosterone come possibile vantaggio nella competizione, gli esperti hanno risposto che innanzitutto l’aspetto competitivo della maratona non è ai livelli estremi delle olimpiadi ed in secondo luogo la correlazione diretta tra i livelli di testosterone e le prestazioni sportive non è stata accertata definitivamente, dal momento che esse possono dipendere da una moltitudine molto ampia di diversi fattori.
 La scelta della commissione organizzatrice della maratona è stata chiaramente un passo molto importante per la comunità trans in quanto una pratica che è stata finora tollerata finalmente viene resa ufficiale e rispecchia l’importanza per le istituzioni di riconoscere la legittimità di riconoscersi liberamente nel genere con cui ci si identifica.

 

 

 

 
 

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