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Omogenitorialità in Italia: Intervista ad Alexander Schuster

due coppie omosessuali che tengono in braccio un bambino

A cura di Luisa D'ambrosio

Alexander Schuster è docente di diritto presso l’Università di Trento e avvocato esperto in diritto costituzionale comparato, biodiritto, diritto e religione, diritto costituzionale e diritto di famiglia, con focus specifico sulle nuove unioni affettive. In questo periodo di grandi cambiamenti e di movimenti sociali e giuridici che vedono l’affermarsi di nuove forme di famiglia, il Prof. Schuster si è reso disponibile per aiutarci a fare maggior chiarezza su queste tematiche, a partire dalla sua esperienza professionale. Vi invitiamo quindi a leggere l’interessante intervista realizzata grazie alla sua disponibilità:

In Italia esistono tante famiglie omogenitoriali con prole, che giuridicamente non sono pienamente riconosciute; in che modo possono essere tutelati questi bambini con due genitori dello stesso sesso?
La legge 76/2016 non tratta il tema della genitorialità e della filiazione, sebbene sia stato specificato che essa non incide sulle leggi in vigore e in particolare sulle leggi sull’adozione. Forse è un bene che sia stato lasciato ai giudici e agli avvocati il compito di trovare soluzioni, poiché queste soluzioni le stiamo oggi trovando. Per quanto riguarda la figura paterna, la proposta che giungerà tra qualche mese, alla Cassazione riguarda il riconoscimento, anche secondo padre, dei bambini nati da gestazione per altri; nel caso della figura materna invece stiamo cercando di dimostrare che l’adozione non è più l’unica strada e che la soluzione migliore è il riconoscimento alla nascita. Non è il legislatore a dare risposte, sono i giudici a dover interpretare il sistema giuridico e applicare principi fondamentali quali, ad esempio, quelli della tutela del minore e del fatto che chi ha voluto la nascita del bambino deve assumersi le responsabilità che discendono, cioè di divenire genitore con tutti i diritti ma soprattutto con tutti i doveri. Per ora, quindi ci sono prospettive di apertura volte a fornire una più adeguata tutela, una tutela non discriminatoria ai bambini, anche se nascono da genitori dello stesso sesso.

Qual è invece la situazione negli altri paesi, dove ci sono delle norme specifiche di tutela?
La situazione negli altri paesi, europei e non, è molto diversa. ILGA EUROPE aggiorna, almeno una volta all’anno, e proprio in occasione della giornata mondiale contro l’omo-bi-transfobia, la lista dei paesi che disciplinano, espressamente con leggi, la tutela dei bambini che hanno due genitori dello stesso sesso. A volte questa disciplina di tutela è stata adottata unitamente alla realizzazione del matrimonio egualitario, o con l’introduzione dei legami di coppia, come le unioni civili; altre volte la tutela del bambino e della genitorialità sono stati adottati in tempi, con atti e provvedimenti diversi da quelli di tutela della coppia. E questa è una possibilità che di fatto stiamo vivendo anche in Italia. La discrezionalità del legislatore dovrà essere differente nei confronti dei bambini proprio perché i bambini sono in situazioni di maggiore vulnerabilità.

In quali paesi è possibile avere un bambino tramite adozione, metodiche di procreazione assistita o gestazione per altri per le coppie dello stesso sesso?
La mappa di ILGA EUROPE ci da indicazioni sull’adozione, possibilità realizzabile in diversi paesi europei (Germania, Francia, Svizzera, Penisola Iberica); in molti paesi, c’è il matrimonio e la possibilità di accedere alla fecondazione assistita. In altri, invece, c’è il matrimonio ma non c’è per le donne la possibilità di fecondazione assistita. Ancora, altri paesi danno via libera al matrimonio e alla fecondazione assistita, ma non al riconoscimento alla nascita (ed è il caso della Germania); in altri paesi, come quelli del nord Europa, c’è l’equiparazione piena. Per quanto riguarda la gestazione per altri, è la strada maestra per una coppia di padri, ma anche due donne talvolta possono dovervi ricorrere. Sappiamo che oggi c’è solo una strada percorribile per le coppie dello stesso sesso, e in linea teorica è quella del Regno Unito, cioè essere madri entrambe poco dopo la nascita grazie ad un provvedimento del giudice. In Portogallo ci sono delle aperture, ma la situazione resta ancora complessa. In Grecia, invece, la donna single può accedere alla gestazione per altri. Attualmente, in realtà le coppie devono, laddove manifestino la volontà di voler usufruire della procreazione assistita, recarsi in Nord America (Canada e Stati Uniti).

Quanto, a suo avviso, la religione può influenzare o ha influenzato l’acquisizione dei diritti in Italia e che differenze ci sono con altri paesi in merito a questo argomento?
La religione ha influenzato il modo in cui le famiglie si rapportano alle nuove unioni affettive. Quanto oggi ancora influenzi le persone, penso che i dati potrebbero essere sovrastimati. Secoli di influenza del Cattolicesimo hanno determinato che, nonostante i cattolici praticanti siano nettamente inferiori rispetto al passato, hanno interiorizzato una certa impostazione conservatrice di ruoli di genere all’interno della famiglia che di fatto fa sì che la maggior parte della popolazione italiana sia indifferente all’evoluzione delle famiglie, del pluralismo sociale e tenda, quindi, ad essere conservatrice. Più che religione prevaricante possiamo parlare di un’attitudine conservatrice diffusa nella cultura italiana.

Se non c’è regolamentazione, in che modo un bambino nato all’estero con maternità surrogata, viene poi tutelato da punto di vista legale nel nostro paese?
I bambini che nascono all’estero grazie alla gestazione per altri sono tutelati in maniera abbastanza buona, ma ovviamente si trovano in una condizione precaria. Per quanto riguarda le coppie gay, abbiamo risposte positive dai giudici, quei pochi che si sono espressi, e questo è un dato molto positivo. La Cassazione ha espresso la volontà di tutelare i minori nati da due padri. Se ciò dovesse accadere, questa sentenza avrà un impatto notevole sulla garanzia delle coppie gay che si recano in Nord America e, a seconda di come vorrà esprimersi tale organo, anche in generale per tutte le coppie etero e omosessuali che si recano all’estero per la gestazione per altri.

Gli episodi di omotransfobia avvenuti in Italia e non solo, raccontati nei fatti di cronaca, fanno sentire sempre di più la necessità di una legge che tuteli le persone LGBT+. Perché in Italia non si riesce ancora ad avere una legge specifica che introduca il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omotransfobica?
Non tutti gli stati occidentali hanno proposto norme specifiche per l’istigazione all’odio e alla violenza nei confronti delle persone LGBT+ e non tutti concordano sul fatto che la gravità delle violenze in Italia, come altrove, disciplini una cosa specifica. Il problema, credo, sia fondamentalmente culturale e personalmente nutro dei dubbi sul fatto che una semplice norma possa frenare certi rigurgiti di fascismo. Può essere uno strumento, ma credo che sia fondamentale sottolineare la possibilità di prevenzione, riportare tutti i fatti di cronaca incentrati su queste tematiche, e fare riferimento ad un apparato penale che sia capace di prevenire gli atti di violenza.

Grazie mille per la sua disponibilità. Prima di salutarci, vuole lasciare un messaggio ai nostri lettori?
Agli studenti dico che non possiamo pensare che la tutela delle persone LGBTQ+ sia un dato di fatto. La possibilità che si “torni indietro” dal punto di vista delle tutele, è un rischio abbastanza chiaro qui in Italia. Io personalmente sono stato da giovane affascinato dalla lotta contro l’Apartheid, e occuparmi oggi della tutela dei diritti delle persone LGBTQ+ mi consente di rivivere le difficoltà di quegli anni, ma anche la passione di quelle lotte. È un’occasione storica per rivivere in un altro contesto le battaglie, gli entusiasmi, le delusioni, la passione di chi si è impegnato nei decenni scorsi per contrastare schiavitù e discriminazione razziale.


 

 

 

 
 

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