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L’evoluzione della rappresentazione del mondo LGBT e la rottura degli stereotipi attraverso la visione cinematografica.

Mano con cuore disegnato e sfondo rainbow


A cura di Maria Cristina Maglia  e Giovanna Celardo  

Si può affermare che si è assistito ad una significativa evoluzione delle modalità con cui sono stati rappresentati l’omosessualità ed il mondo LGBT, in ambito cinematografico e nell’ approccio utilizzato per narrarli e metterli in scena. 
Nel panorama cinematografico internazionale e, soprattutto in quello italiano, l’omosessualità femminile era perlopiù sconosciuta, mentre nella rappresentazione dell’omosessualità maschile, inizialmente è prevalso un approccio più superficiale e stereotipato, quasi caricatoriale.  L’uomo gay era rappresentato da una serie di qualità precise, erano clichè stereotipati di qualità prevedibili, perlopiù negative, volte a non perturbare la società degli anni ’70 o ’80 e ad esorcizzare un vissuto di paura legato  all’omosessualità.    
Ad Hollywood per lungo tempo è stata proibita la rappresentazione esplicita  di tematiche LGBT a causa del cosiddetto “Codice Hays”, per cui si vietava la produzione di film che avrebbero potuto abbassare gli standard morali degli spettatori.          
Ma nelle serie tv che effetti ha avuto tutto ciò? Com’è evoluta la rappresentazione?
In America, a partire dagli anni ’90 è stata trasmessa Ellen, che è la prima serie tv in cui il personaggio principale faceva coming out avanti a milioni di spettatori.     
Ancora negli USA, dal 1998 al 2006, è stata trasmessa Will & Grace, una sitcom che è entrata nei cuori degli spettatori e nella cultura popolare per essere uno dei primi prodotti televisivi a proporre la tematica dell’omosessualità. I protagonisti, Will e Grace, sono due migliori amici che convivono in un appartamento nel quartiere di Manhattan. Lui è un avvocato, lei è un’arredatrice d’interni. Lei è eterosessuale, lui è gay. Per la prima volta negli schermi televisivi Will non era un ballerino o un coreografo o una drag queen, figure stereotipicamente associate ad uomini gay, ma era un avvocato e, si, era omosessuale. Non è stata dunque proposta la solita “svalutazione “del personaggio omosessuale, adeguandolo agli stereotipi LGBT, solo per scongiurare il timore di riconoscersi simili a qualcuno non eterosessuale. La serie dimostra che non c’è nulla di male nel vivere la propria sessualità liberamente, riuscendo anche a scherzarci su. In Italia la serie è andata in onda dal 2001.
In un articolo pubblicato recentemente su Huffpost, Cara Delevingne, celebre top model racconta le difficoltà e il disagio vissuti da adolescente nel cercare di definire sé stessa e il proprio orientamento sessuale, segnata da queste ha dichiarato  in un’intervista su Vogue UK:"Io non sarei mai stata una principessa Disney. Loro amavano solo uomini… Gli studios possono fare la differenza a livello mondiale, a patto che abbandonino gli stereotipi di genere e escano dalle zone dell'etero-normatività". Questo è uno dei motivi che ci ha spinto ad interrogarci sul ruolo attivo che hanno nell’abbattere il pregiudizio e gli stereotipi del mondo LGBT.       
Abbiamo considerato la piattaforma Netflix, che è seguita da molti adolescenti e giovani adulti, i quali nei film e nelle serie tv, cercano dei personaggi con cui identificarsi. Questi costituiscono un importante strumento educativo, poiché è attraverso le vicende di protagonisti, personaggi e coppie LGBT che ci avviciniamo alle loro vite e ciò ha un valore pedagogico ed educativo importante in quello che possiamo definire: processo di inclusione.      
Le vicende dei personaggi LGBT hanno gli stessi tormenti amorosi delle coppie eterosessuali. Abbiamo pensato di scegliere alcune serie tv anche recenti che hanno riscosso molto successo, avendo maggior impatto sul pubblico, per descrivere dei momenti che scandiscono la vita di un individuo LGBT: le paure, lo stress, il coming-out con la famiglia, con gli amici, la definizione di sé stess* in un mondo eterosessista.       
SKAM ITALIA è una webserie italiana del 2018, remake di una serie norvegese, che tratta della vita giornaliera di alcuni studenti di un liceo di Roma. Essa affronta molto bene diverse tematiche molto attuali tra gli adolescenti tra cui le difficoltà del coming out, della malattia mentale, e delle differenze socio-culturali. La potenza della serie deriva proprio dalla capacità di mettere in scena in maniera molto naturale, utilizzando il loro stesso linguaggio, spaccati di vita reale dell’adolescenza. In particolare nella seconda stagione italiana della serie, la tematica principale è l’omosessualità e la sua accettazione. Il protagonista della stagione è Martino, un ragazzo che si scopre omosessuale, innamorandosi di Niccolò. In questa stagione si assiste al coming out di Martino, all’outing, la sua ricerca di aiuto da uno psicologo, ma senza assumere toni tragici e drammatici. Tale rappresentazione consente al protagonista di immedesimarsi nel personaggio e di rimanere al contempo in contatto con la propria emotività . Inoltre, viene affrontata anche la tematica del doppio stigma, tra omosessualità e psicopatologia, poiché si scopre che Niccolò ha un disturbo borderline di personalità.  La paura di essere isolato e di rimanere solo fa sì che Niccolò si senta costretto a rimanere con Maddalena, la sua fidanzata storica che non ama più ma che è l’unica ad essere a conoscenza della sua condizione. Dopo l’incontro con Martino, però, innamorato, decide di lasciare la ragazza per poter stare con lui.     
Per la prima volta la comunità giovanile LGBTQ si è sentita e vista rappresentare in maniera realistica, priva di stereotipi, soprattutto nel contesto italiano. Il messaggio che viene trasmesso è la naturalezza dell’essere chi si è, in maniera autentica. Senza proporre scenari tragici, ma non senza sofferenza. La scoperta del proprio orientamento sessuale avviene in maniera naturale, sulla spinta della necessità di rispondere alla domanda centrale dell’adolescenza “Chi sono io?”, nella serie avviene con il supporto del gruppo dei pari, che confermano la risorsa che può costituire la presenza di un contesto esterno aperto, accogliente e contenitivo. Il motore della serie è l’amore, presentato in tutte le sue forme e sfaccettature, ma mantenendo la sua caratteristica principale: l’autenticità.
Èlite è una serie spagnola prodotta nel 2018, che narra la vita di un gruppo di amici tra cui, Ander Munoz, che è innamorato di Omar Shanaa, con cui ha una relazione. Omar Shanaa, musulmano e omosessuale, è un personaggio molto tormentato: la sua famiglia, ha un negozio di alimentari e suo padre è un anziano musulmano molto rigido, che non accetta l’omosessualità del figlio, motivo per il quale lo caccia di casa, dopo disperati tentativi di redimere il figlio, proponendogli addirittura un matrimonio con una donna musulmana, scelta da lui, lo caccia di casa. Omar vive lo stress dell’essere appartenente ad una doppia minoranza: quella di appartenere ad una minoranza sessuale e minoranza religiosa. Doppio stigma. Doppio stress. Ansia di non essere accettato dalla famiglia. Ansia di dover corrispondere all’immagine che il padre ha di lui. Ansia di non poter essere sé stesso, di doversi nascondere. Il suo personaggio appare molto angosciato dalla pressione sociale esercitata in maniera costante da suo padre, di cui non vuole delude le aspettative. Il suo personaggio subisce un’evoluzione, una crescita interiore, emblema del processo di accettazione e integrazione della sua identità sessuale. Nelle prime puntate viene evidenziata la ricerca di rapporti sessuali attraverso l’utilizzo di social, approcci fisici fini a sé stessi, è soltanto con l’innamoramento nei confronti di Ander, che inizia a consolidarsi la sua identità di genere e la necessità di costruire una famiglia con lui, l’esigenza di presentare alla sua famiglia il suo compagno.
Omar è simbolo di chi rischia tutto e perde tutto, per essere sé stesso. Libero, innamorato e felice.

 

 

 

 
 

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