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L'Identità Sessuale

due teste con in mente stereotipi di genere


A cura di Simona Picariello

L'identità sessuale, così come gli altri aspetti identitari di una persona, presenta un carattere complesso e multisfaccettato, in quanto costituita dall'insieme di diversi componenti di natura biologica, psicologica, comportamentale e sociale (Thompson, 2014). Le dimensioni biologiche si riferiscono al sesso, che racchiude fattori anatomici (caratteri sessuali primari e secondari), genetici e ormonali, i quali, sin dalla nascita, permettono di identificare una persona come maschio, femmina o intersessuale (ovvero, una combinazione variabile di genitali maschili e femminili). Il genere o l'identità di genere si riferisce, invece, al sentimento personale e soggettivo di essere uomo, donna o altro, oltre il tradizionale binarismo di genere. Un terzo aspetto dell'identità sessuale riguarda i ruoli di genere. Questi fanno riferimento a ciò che, in termini di comportamenti, atteggiamenti e funzioni, viene considerato adeguato all'uomo e alla donna da una data cultura o società: ad esempio, i differenti ruoli assegnati ai componenti di una coppia, o i diversi tipi di lavoro considerati come maschili o femminili. Questa dimensione è strettamente connessa all'espressione di genere, la quale fa riferimento al modo in cui le persone esprimono il loro genere, ad esempio attraverso i vestiti, il comportamento, le caratteristiche del corpo e così via. Infine, l'ultima componente dell'identità sessuale è costituita dall'orientamento sessuale, che riguarda l'attrazione sessuale e affettiva verso persone che appartengono al proprio sesso, a un sesso differente, o verso entrambe. Oltre alle tradizionali definizioni di orientamento eterosessuale, omosessuale e bisessuale, oggi sono riconosciute molteplici forme di omosessualità (Bell & Weinberg, 1978; Savin-Williams, 2005; Vrangalova & Savin-Williams, 2012), nonché diverse forme di orientamenti sessuali in generale, tra cui, ad esempio, asessuale, queer, o pansessuale. Tutte queste componenti dell'identità sessuale sono in una relazione reciproca dinamica e continua, mai definita una volta per tutte. Infatti, ciascuna di esse è, a sua volta, influenzato da fattori sia individuali, che sociali e culturali, operanti per tutto il corso della vita. Ad esempio, le teorie evolutive cognitive sull'identità di genere (Kohlberg, 1966; Slaby & Frey, 1975) sostengono che essa si sviluppi per stadi. Nei primi 2 o 3 anni di vita i bambini sono in grado di categorizzare correttamente se stessi e gli altri secondo il genere di appartenenza (gender labeling). Gradualmente, entro i 4 anni, essi acquisiscono la stabilità del genere (gender stability), ovvero si rendono conto che il genere rimane lo stesso nel tempo, sebbene siano ancora influenzati da caratteristiche esteriori stereotipiche, come la lunghezza dei capelli e il modo di vestire. Successivamente, intorno ai 7 anni, i bambini acquisiscono la costanza del genere (gender constancy), comprendendo che il genere è indipendente dalla caratteristiche esteriori. Dunque, da un punto di vista evolutivo, a questa età i bambini possiedono i principali strumenti cognitivi per definire l'identità di genere propria e altrui. Secondo questa teoria, una volta assimilata la costanza di genere, attraverso l'acquisizione di modelli stereotipici osservati e ascoltati nel loro contesto di vita, i bambini credono che il loro genere sia fissato e immodificabile, cosicché essi cercano di comportarsi soltanto in maniera congrua con la propria concezione di sé. Questa teoria, sebbene sia molto utile per la comprensione delle dinamiche evolutive alla base dello sviluppo dell'identità di genere e sessuale, è stata arricchita, e in qualche modo superata, da teorie successive, tra le quali quella di Bussey and Bandura (1984; 1992; 1999), i quali affermano che non esiste una relazione diretta tra la costanza di genere posseduta dai bambini e la loro preferenza per i pari dello stesso sesso, o l'emulazione di modelli dello stesso genere. Più in generale, la Teoria della Cognizione Sociale di Bandura (1986) articola lo sviluppo del genere all'interno di una struttura più complessa, alla cui base egli pone una causazione triadica reciproca tra 1) fattori personali, 2) pattern comportamentali e 3) eventi ambientali. Nello specifico, i fattori personali si riferiscono agli elementi cognitivi, affettivi e biologici; quelli comportamentali si riferiscono alle attività svolte in funzione del genere; infine gli eventi ambientali si riferiscono alle influenze provenienti dal contesto sociale. Secondo Bandura, non esistono dei pattern fissi tra le tre dimensioni; al contrario, l'esito di ciascun individuo dipende da specifiche interazioni sociali e condizioni culturali. In questo senso, ad esempio, Baumeister and Stillman (2006) hanno studiato il grado in cui la pulsione sessuale viene plasmata da fattori sociali, culturali e situazionali, definendo questo aspetto "plasticità erotica". I loro studi hanno evidenziato che la plasticità erotica è maggiore nelle donne rispetto agli uomini e che varia a seconda della cultura e della religione. In altre parole, sembra che le donne siano maggiormente influenzate da fattori socio-culturali nei comportamenti sessuali (legati, ad esempio, alla scelta del partner, agli stimoli di eccitazione, e al tipo di attività sessuali intraprese) di quanto non lo siano gli uomini. Ciò appare in linea con il maggiore controllo che le società impregnate di ideologie sessiste e maschiliste hanno sempre cercato di esercitare sulla sessualità femminile, rispetto a quella maschile. Ampliando questo discorso, è possibile dire che le società tradizionali cercano di esercitare un controllo sulla sessualità non soltanto delle donne, ma di tutte le persone che minacciano la concezione eterosessuale e genderista, vale a dire delle persone omosessuali, bisessuali, transgender, o, più in generale, non-eterosessuali. Da ciò deriva che lo sviluppo dell'identità sessuale di queste persone subisce un'influenza sociale e culturale molto più marcata rispetto a quella delle persone che corrispondono ai canoni attesi. Il modo in cui le persone che appartengono alle cosiddette minoranze sessuali esperiscono tali pressioni esterne, insieme con altri fattori accidentali, determinano se, e in che misura, essi si sentono stigmatizzati o si auto-stigmatizzano (Worthington et al., 2008). In letteratura esistono diversi modelli teorici che hanno provato a descrivere un pattern evolutivo specifico dell'identità sessuale delle persone LGBT (Cass, 1979; Worthington et al., 2008). Tra questi, Fassinger e Miller (1996) e McCarn e Fassinger (1996) hanno applicato, sia a livello individuale che di gruppo, la teoria Eriskoniana sull'identità alle persone gay e lesbiche, elaborando un modello a quattro fasi, che include la consapevolezza, l'esplorazione, l'approfondimento/investimento e l'interiorizzazione/sintesi. Senza approfondire ulteriormente questo modello, possiamo dire che esso è in linea con il più recente paradigma della ricerca in ambito LGBT che tende a individuare le similarità, piuttosto che le differenze, tra i vari sottogruppi nello sviluppo dell'identità sessuale (Diamond, 2003; Dillon, Worthington, & Moradi, 2011).

Gli stereotipi di genere

Il discorso sulla stigmatizzazione e sull'auto-stigmatizzazione accennato sopra è strettamente connesso alla persistenza di stereotipi di genere condivisi a livello sociale e culturale e indipendenti dai singoli individui (Lippmann, 1922; Goffmann, 1983; Turner e Tajifel, 1979; Villani 2005. In psicologia sociale, gli stereotipi sono considerati degli schemi cognitivi rigidi e preconcetti su gruppi e individui, cui vengono attribuite determinate caratteristiche che prescindono dalla loro conoscenza diretta. Gli stereotipi, quindi, non si basano su un'esperienza, ma sono costituiti in maniera generalizzata sulla base di elementi condivisi culturalmente e portano a giudicare simili tra di loro gli individui appartenenti alle stesse categorie sociali. Gli stereotipi hanno la caratteristica di essere appresi in maniera automatica piuttosto precocemente nella vita (intorno ai 5 anni), ma ad essere difficilmente messi in discussione e decostruiti (Devine, 1989; Allport, 1954). Nello specifico degli stereotipi di genere, essi fanno riferimento all'attribuzione di caratteristiche generalizzate agli uomini e alle donne. Gli stereotipi di genere servono diverse funzioni, tra cui principalmente una descrittiva e una prescrittiva. La prima fa riferimento alla condivisione di convinzioni riguardo ai due gruppi, mentre la funzione prescrittiva riguarda le indicazioni che essi suggeriscono su come i componenti dei due gruppi dovrebbero essere e comportarsi. Grazie a queste due funzioni, gli stereotipi possono essere usati per esercitare controllo sulle persone (Moghaddam, 2002). Quindi, ad esempio, gli stereotipi di genere tendono ad attribuire agli uomini le caratteristiche di forza, potenza, attività, in contrapposizione alla dolcezza, alla fragilità e alla passività attribuite alle donne. Gli stereotipi di genere hanno un'importanza centrale anche nella definizione dei ruoli sociali che ci si aspetta vengano rivestiti rispettivamente dalle donne e dagli uomini. La stereotipizzazione delle professioni, degli sport, dell'abbigliamento, delle attività ludiche e così via è profondamente radicata nelle società occidentali e sostenuta dall'ideologia sessista e genderista. Gli stereotipi di genere costituiscono anche uno degli elementi alla base delle numerose discriminazioni e stigmatizzazioni subite dalla popolazione LGBT che viene considerata e vissuta come non rispondente alle stereotipizzazioni di genere. Il funzionamento inconscio e automatico degli stereotipi di genere spiega la loro ampia diffusione e la difficoltà a decostruirli e contrastarli. È comprensibile che, anche in questo caso, gli stereotipi servirebbero ad esercitare un controllo sociale su dimensioni che sfuggono alle ideologie dominanti condivise nelle società occidentali moderne.

Bibliografia

Allport, G.W. (1954). The historical background of modern social psychology, in G. Lindzey and E. Aronson (Eds), The Handbook of Social Psychology, vol. 1. Reading: Addison-Wesley, pp. 1-80.

Baumeister, R. F. & Stillman, T. F. (2006). Nature, culture, and sex: Gender and erotic plasticity. In R.D. McAnulty & M.M. Burnette, Sex and Sexuality (Vol. 3). Westport, CT: Praeger Press.

Bell, A. P., & Weinberg, M. S. (1978). Homosexualities: A Study of Diversity Among Men and Women. New York: Simon & Schuster.

Bussey, K., & Bandura, A. (1984). Influence Of Gender Constancy And Social Power On Sex-Linked Modeling. Journal of Personality and Social Psychology, 47, 1292-1302.

Bussey, K., & Bandura, A. (1992). Self-Regulatory Mechanisms Governing Gender Development. Child Development, 63, 1236-1250.

Bussey, K., & Bandura, A. (1999). Social Cognitive Theory Of Gender Development And Differentiation. Psychological Review, 106, 676-713.

Devine, P. G. (1989) Stereotypes and prejudice: Their automatic and controlled components. Journal of Personality and Social Psychology, 56(1), 5-18. http://dx.doi.org/10.1037/0022-3514.56.1.5

Diamond, L. M. (2003) New Paradigms for Research on Heterosexual and Sexual-Minority Development, Journal of Clinical Child & Adolescent Psychology, 32:4, 490-498.

Dillon, F. R., Worthington, R. L., Moradi, B. (2011). Sexual identity as a universal process. In S. J. Schwartz, K. Luyckx, & V. L. Vignoles (Eds.), Handbook of identity theory and research (pp. 529-548). New York, NY:

Springer. Goffman, E. (1983). Stigma. L'identità negata. Giuffrè, Milano.

Kohlberg, L. (1966). A cognitive-developmental analysis of children's sex- role concepts and attitudes. In E. E. Maccody (Ed.), The development of sex differences. Stanford, CA: Stanford University Press.

Lippmann W., (1922) Trad. 2004, Public Opinion, Donzelli, Roma

Moghaddam, F. M. (2002). Psicologia sociale. Zanichelli, Bologna.

Savin-Williams, R. C. (2005). The new gay teenager. Cambridge, MA: Harvard University Press.  

Slaby, R. G., & Frey, K. S. (1975). Development of gender constancy and selective attention to same-sex models. Child Development, 52, 849- 856

Thompson, R. J. (2014) Beyond Reason and Tolerance. The Purpose and Practice of Higher Education. New York, Oxford University Press.

Vrangalova, Z., & Savin-Williams, R. C. (2012) Mostly Heterosexual and Mostly Gay/Lesbian: Evidence for New Sexual Orientation Identities. Archives of Sexual Behavior, 41, 85-101.

Libri Consigliati

Argentieri, S. (1988). Il sesso degli angeli. In Russo, L., Vigneri, M (a cura di), Del genere sessuale (Terzo Colloquio di Palermo). Roma: Borla, pp. 81-88.

Cappotto, C. & Rinaldi, C. (2003). Fuori dalla città invisibile. Omosessualità, identità e mutamento sociale. Ila-Palma    

Chasseguet-Smirgel, J. (1964). La sessualità femminile. Roma-Bari: Laterza, 1995.

Chiari, C. & Borghi, L. (2009). Psicologia dell'omosessualità. Identità, relazioni familiari e sociali.

Carocci. Di Ceglie, D. (1998). Straniero nel mio corpo. Sviluppo atipico nell'identità di genere e salute. Milano: Franco Angeli, 2003.  

Nunziante Cèsaro, A. (1996). Del genere sessuale. Saggi psicoanalitici sulla identità femminile. Napoli: Guida.  

Nunziante Cèsaro, A. & Valerio, P. (a cura di) (2006). Dilemmi dell'identità: Chi sono? Saggi psicoanalitici sul genere e dintorni. Milano: Franco Angeli.

Stoller, R.J. (1968). Sex and gender. The development of masculinity and femininity. New York: Science House; London: Karnac Books, 1974.

Taurino A., Psicologia della differenza di genere, Carocci, Roma, 2005

 

 

 

 
 

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