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Non ditele solo che è bella, ditele che è intelligente!

Non ditele solo che è bella, ditele che è intelligente!

A cura di Ilaria Iorio

In questo periodo ha ricevuto una vasta diffusione in rete lo spot "NON DITELE SOLO CHE È BELLA, DITELE CHE È INTELLIGENTE". Il video è stato realizzato nell'ambito della nuova campagna di Verizon, compagnia di telecomunicazioni americana, e pone l'attenzione sul tema dei ruoli di genere (Shaffer, 1996), quell'insieme di comportamenti agiti all'interno delle relazioni con gli altri e delle attitudini che, in seno a un dato contesto storico-culturale, sono riconosciuti come propri dei maschi e delle femmine.
Scopo dello spot è quello di motivare le ragazze allo studio delle materie scientifiche viste le percentuali assolutamente schiaccianti a favore dei ragazzi. Secondo una statistica USA infatti il 66% delle bambine intervistate alle scuole elementari dichiara di amare la matematica e la tecnologia, ma solo il 18% degli studenti universitari in ingegneria è femmina (National Science Foundation, 2011).
Nel video la protagonista Samantha è seguita dai primi passi fino all'adolescenza. Una musica dolce accompagna la bambina che cresce, ma il sottofondo musicale non è composto solo da note ma anche da frasi apparentemente insignificanti che però ad un occhio più attento insignificanti non sono.
Chi è la mia bambina bella? Tesoro non sporcarti il vestito! Stai attenta con quello (trapano), perché non lo fai maneggiare a tuo fratello? Queste frasi, diventano la colonna sonora della vita di quasi tutte le bambine senza che chi le pronuncia sia realmente consapevole dell'operazione che sta compiendo: promuovere e portare avanti una cultura che vuole ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere e quindi nello specifico "bellezza e gentilezza" per le bimbe e "forza e intelligenza" per i bimbi.

Già nel 1973 Elena Gianini Belotti scriveva il suo "Dalla parte delle bambine", dove parlava dell'influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita. Nel suo prendere in considerazione le influenze sullo sviluppo delle bambine, l'autrice non dimenticava che le pressioni sociali sono altrettanto forti per i maschi: "il bambino che cresce è modellato altrettanto inesorabilmente come la bambina secondo un canone particolare e ben definito" (Mead, 1967). Tuttavia, dato che la tendenza prodotta sui bambini si colloca nella scia dell'apertura al mondo e non della passivizzazione, tali pressioni hanno ricevuto meno attenzione. 
Anche il "non piangere", "i maschi devono essere forti" imprigiona infatti la persona in schemi rigorosi da rispettare per essere accettati, in bussole che servono più a chi guarda, a chi deve con un solo sguardo capire con chi sta parlando e come comportarsi, piuttosto che aprirsi alla complessità del mondo che l'altro porta con sé. Mondo fatto di sfaccettature, interessi, ricchezze assolutamente personali.

Scriveva la Gianini Belotti: Ammesso che ve ne siano, non è in potere di nessuno modificare le eventuali cause biologiche innate [dei comportamenti differenziati secondo il sesso], ma può essere in nostro potere modificare le evidenti cause sociali e culturali delle differenze tra i sessi; prima di tentare di cambiarle, è però necessario conoscerle. Scopriremo la loro genesi in piccoli gesti quotidiani che ci sono tanto abituali da passare inosservati; in reazioni automatiche di cui ci sfuggono le origini e gli scopi e che ripetiamo senza aver coscienza del loro significato perché li abbiamo interiorizzati nel processo educativo; in pregiudizi che non reggono alla ragione né ai tempi mutati ma che pure continuiamo a considerare verità intoccabili; nel costume che ha codici e regole severissime. Spezzare la catena di condizionamenti che si trasmette pressoché immutata da una generazione all'altra non è semplice, ma ci sono momenti storici in cui simili operazioni possono risultare più facili che in altri" (Gianini Belotti, 1973).

Sarà questo, il nostro, un momento storico in cui simili operazioni possono risultare più facili? In cui restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene?
NOI del Servizio Anti-Discriminazione e Cultura delle Differenze" - Università di Napoli Federico II -, impegnati nella diffusione di programmi di pedagogia di genere rivolti a bambini e maestri della scuola dell'infanzia e primaria del territorio campano, pensiamo di sì!

Trovate il video a questo indirizzo: http://www.deejay.it/news/non-ditele-solo-che-e-bella-ditele-che-e-intelligente-lo-spot-che-fa-rifle...

Riferimenti
Gianini Belotti E., (1973). Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano.Leonelli S., (2011).
La Pedagogia di genere in Italia: dall'uguaglianza alla complessificazione, Università di Bologna.Mead M., (1967).
Sesso e temperamento, Il Saggiatore, Milano.Shaffer H. R., (1996). Lo sviluppo sociale, Raffaele Cortina, Milano.





 

 

 

 
 

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