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Dall’Amor Bohème all’Amore per l’altro: il filo rosso della passione.

Intervista a Flavia Tartaglia.

Logo con scritta Donarti


A cura di Arianna D’Isanto  

Il tempo sospeso che ci ha accompagnato in questi mesi sta prendendo altre forme. Si cerca di ripartire, di rimettersi all’opera, di agire e reagire e lo si fa, in molti casi, utilizzando la fonte di energia più profonda e autentica che possa esistere: la passione. È il caso di Flavia: la sua storia, i suoi progetti, la sua passione, la voglia di reinventarsi, di aiutare gli altri con gli strumenti che si hanno a disposizione, di credere ancora in ciò che si ama; sono la prova che è possibile ripartire dalle proprie risorse per cambiare e migliorare le cose.
In un periodo di profonda crisi, le ricadute di quanto accaduto hanno investito tutti gli aspetti delle nostre vite, tutti i settori della nostra economia; ma ogni emergenza amplifica punti di forza e criticità dell’equilibrio preesistente, ed è per questo che un settore già abituato ad un costante stato di precarietà rischia il collasso. La testimonianza di Flavia, però, vuole dare il via alla ripartenza: positiva e piena di vita.  

Raccontaci di te e di cosa ti occupi.

Mi piace “impicciarmi” di molte cose, unite da un unico filo rosso: l’arte.
Dirigo un giornale d’arte e cultura, ho studiato Fotografia Pubblicitaria Pro (professionale) presso la Ilas Academy, quindi sono una fotografa. Ho ricoperto vari ruoli nel mondo del teatro, che amo follemente, ho iniziato come maschera presso il Teatro Stabile di Napoli, un lavoro che, seppur “poco creativo”, mi ha ispirato e messo in contatto con la macchina teatrale; poi mi sono addentrata sempre più e mi sono occupata di promozione e distribuzione per un teatro off di Napoli, sono stata aiuto regista e ufficio stampa.
Oggi sono: fotografa di scena e autrice di un testo letterario destinato a diventare una drammaturgia teatrale.  

Che tipo di problematiche il settore relativo all'arte ed al teatro sta vivendo in questo particolare periodo?
Domanda spinosa, mi piace! Secondo me in Italia esiste l’arte di serie A e l’arte di serie B.
Per “arte di serie A” intendo quegli enti, istituzioni o fondazioni che hanno possibilità di contrattualizzare i propri dipendenti, di versare loro i contributi, e che in questo periodo di emergenza sanitaria riesce a sostenersi grazie ai fondi pubblici. Forse in questo periodo particolare c’è addirittura più circolazione di quest’arte, grazie alle soluzioni “di diffusione virtuale”, di cui personalmente apprezzo l’intenzione ma al contempo non apprezzo poiché la magia soprattutto del teatro sta nella sua natura di “spettacolo dal Vivo”.
D’altro canto, però, mi sento di dire che la serie A, oltre ad essere un settore molto conservatore, poco aperto alle nuove proposte al di fuori del “solito giro”, non ha una rosa enorme di giocatori, la grande fetta del settore artistico italiano appartiene alle serie B. “Serie B” non perché sia scadente, in certi casi è il contrario! In serie B giocano semplicemente tutte quelle realtà che si sostengono con lo sbigliettamento  o che sono costrette a fare arte come “secondo lavoro”.
A mio parere l’emergenza sanitaria ha solo acceso i riflettori su questo grande mondo dell’arte precaria, di cui fan parte milioni di persone che attualmente sono per lo Stato “invisibili”, perché economicamente “non gli fruttano”. A volte vedo solo “brama di denaro”, come sostiene Eumolpo nel Satyricon di Fellini, “Da cosa è provocata questa svalutazione? Dalla brama del danaro. Nei tempi andati l’ideale dell’uomo era la virtù pura e semplice, per questo fiorivano le arti. Non ti meravigliare se per noi c’è più bellezza in un mucchio di oro che nelle opere di Apollo o di Fidia.”
Mi auguro realmente che, come dopo ogni grande rottura storica, ci sia un cambiamento. C’è un grande bisogno di sradicare la piaga sociale del lavoro nero, dando un’opportunità anche alle piccole realtà che fanno grande arte, spesse volte costrette ad offrire “lavoro a nero” perché l’alternativa equivarrebbe a fallire.
Tutto sommato, come mi piace dire spesso: “È questione di educazione”, in questo caso educazione artistica.  

Quali sono gli strumenti che avete a vostra disposizione per reagire ed in che modo li state utilizzando?
Lo spettacolo teatrale al quale lavoravo prima del lockdown è fermo, rientra in quelle realtà “invisibili”, è un lavoro che “non esiste”, quindi niente strumenti per noi! Eppure lui “esiste”: si chiama Amor Bohème e racconta l’amore tra due donne, un amore di una semplicità disarmante. Anche se ha un sapore antico, fatto di corteggiamento, lettere d’amore scritte a mano, musica ascoltata da un vecchio grammofono, è ambientato nel 2020, quindi le due protagoniste si troveranno a difendere il loro grande amore tra tutte le difficoltà di questi tempi, soprattutto la difficoltà di essere artiste oggi, la precarietà lavorativa che rischia di mutare la forma mentis delle persone e tradursi anche in precarietà sentimentale. Amor Bohème affronta un argomento che è poco presente a teatro: l’amore omosessuale tra due donne, proprio per l’eleganza con cui viene trattato questo tema, oltre che nei teatri italiani vorremmo portare lo spettacolo anche nelle scuole per discuterne con i ragazzi, ovviamente quando tutto tornerà alla normalità. Per questi e altri motivi fremo dalla voglia che Amor Bohème “esista”, anche per gli altri.  

Cosa vi ha spinto a dare vita all'iniziativa "Donarti"?
“Donarti” nasce dalla voglia di dare una mano a realtà “invisibili” che fanno tanto per la comunità specialmente in questo periodo. L’idea mi è nata una mattina, pensavo a cosa potessi fare io di utile per gli altri, sono una fotografa, perché non aiutare con una fotografia? Ho contattato immediatamente Clara Bocchino, ci siamo conosciute allo Stabile quando lei era un’allieva dell’Accademia, ora fa parte di un bel gruppo di lavoro: “Putéca Celidònia”, e immediatamente ci siamo messe a lavoro. Per realizzare il progetto ho chiesto una mano agli amici di Putéca Celidònia e Opportunity Onlus.          

Quali sono le indicazioni da seguire per partecipare all'iniziativa?
È molto semplice, per gli artisti che vogliono donare le loro opere e aderire quindi all’iniziativa “Donarti”, basta scaricare il modulo di partecipazione che si trova al link: http://www.artementenotizie.it/donarti-larte-sostegno-dellemergenza-covid/, e allegarlo compilato, insieme alle opere, all’indirizzo e-mail: donartiemergenzacovid@gmail.com  
Ogni opera sarà esposta in una Mostra che si terrà a data da destinarsi, causa attuali limitazioni emergenza sanitaria, negli spazi di Putéca Celidònia ed Opportunity Onlus, il “Vico della Cultura”. 
Coloro i quali vorranno invece acquistare le opere donate degli artisti potranno farlo collegandosi al link http://www.artementenotizie.it/come-donare/ e seguendo le semplici indicazioni. Il ricavato sarà devoluto per metà a Putéca Celidònia e Opportunity Onlus e per l’altra metà ad AGedO Napoli.     

Perché avete scelto di devolvere parte del ricavato proprio all'associazione Agedo?
Ho pensato alla casa come luogo che, specialmente in questo periodo, ci protegge, ci salva. Mi sono sentita fortunata. Ma non sono riuscita a stare bene in questo mio “pensiero felice” perché ho inevitabilmente pensato a tutte quelle persone, ragazz* soprattutto, magari nel difficile periodo adolescenziale, per i quali la casa non è il luogo accogliente che dovrebbe essere, bensì una condanna, un luogo di violenza, fisica o psicologica, un luogo di repressione del proprio sé. Quando la tua casa, la tua famiglia, sono i tuoi nemici, la vita diventa un incubo, che lascia segni. AGedO è un’associazione che si muove per la prevenzione della violenza domestica e il sostegno di tutti coloro per le/i quali, soprattutto in questo particolare momento storico, le mura di casa non sono mura accoglienti e protettive ma luoghi di sofferenza.    

GRAZIE!   

 

 

 

 
 

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