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Editoriale

Gaetano Manfredi

È stato con vivo piacere che ho accettato l'invito di Paolo Valerio a introdurre il sesto numero della newsletter Il viaggio dell'inclusione. Per una serie di ragioni che illustrerò con la brevità che ha sempre contraddistinto gli editoriali.
Mi sembra molto importante che il Centro SInAPSi informi tanto coloro che appartengono alla vasta comunità della Federico II quanto un pubblico più ampio delle proprie attività. Non per motivi di vetrina, ma come occasione, da una parte, per rendere conto e testimonianza del proprio impegno e, dall'altra, per entrare in comunicazione con quanti rappresentano o possono rappresentare dei partner in un dialogo.
Comunicare è essenzialmente condividere dei significati e promuovere partecipazione e, quindi, è intimamente legato all'idea dell'inclusione. A pensarci bene SInAPSi riconosce fin nel suo nome questo nesso tra comunicazione, partecipazione e inclusione, dato che nell'acronimo sono presenti le due ultime parole e che le sinapsi sono dei connettori che mettono in comunicazione le cellule nervose. La newsletter, quindi, non è una semplice attività a latere, ma una manifestazione di una vocazione profonda del Centro. E, per me, essere ospitato in essa è come trovarmi al centro di SInAPSi.
Da questo osservatorio vorrei proporre al lettore due brevi considerazioni sull'istituzione universitaria, che mi si sono imposte sfogliando gli articoli. Da un lato, la crucialità della "terza missione", ossia di come l'università sia chiamata sempre più a mobilitare la conoscenza (che produce mediante la ricerca e trasmette attraverso la didattica) anche per contribuire allo sviluppo complessivo della società.
In questo senso, mi paiono esemplari gli sforzi che SInAPSi sta portando avanti negli ultimi anni nel raccordo col mondo della scuola e con diversi attori sociali: per attenermi solo ai contenuti di questo numero della newsletter, ricordo i progetti miranti a diffondere una cultura delle diversità e di contrasto a ogni forma di discriminazione; le iniziative come il corso sui Bisogni Educativi Speciali; i significativi convegni, frequentati da centinaia di persone, quale quello svoltosi lo scorso 30 maggio e dedicato alla presentazione di Dislessia: una guida per i genitori (un testo che - tra l'altro - SInAPSi ha messo a disposizione del pubblico italiano in forma gratuita sul suo sito: http://www.sinapsi.unina.it/pubblicazioni) e quello programmato per il prossimo 15 e 16 maggio, quando la Federico II avrà il piacere di essere la sede, grazie a SInAPSi, della XV conferenza della Associazione Italiana Dislessia.
Sono solo alcuni degli esempi di come l'Università non si sottragga al compito di essere volano di progresso civile, di sensibilizzazione e di diffusione di conoscenze. Ma potrei anche citare le esperienze raccontate dalle volontarie di Servizio Civile nel loro appassionato intervento, che mi permette, tra l'altro, di gettare un ponte verso la mia seconda riflessione: ciò che emerge da questa newsletter è la centralità degli studenti. Essa, 'fotografata' nell'articolo sul concorso Scatta l'inclusione, che avrà una seconda edizione, dato il successo della prima, vive in maniera intensa nella testimonianza della professionista che ha affiancato una nostra recente brillante laureata in Matematica in un percorso in cui le capacità e la determinazione della studentessa hanno rifulso e i docenti fridericiani hanno mostrato in maniera esemplare come mobilitare un'inventiva didattica (nella strutturazione delle prove di esame) a fini di inclusione.
A conclusione di queste mie rapide note vorrei soffermarmi sul lungo articolo sul counselling psicologico che chiude la newsletter: credo che tutti noi docenti della Federico II faremmo bene a riflettere su questo contributo. Diventeremo più consapevoli di ciò che la maggior parte di noi già sa o intuisce, ma spesso rischiamo di dimenticare, presi dalle mille mansioni cui siamo appellati: in primo luogo che il nostro lavoro ha come destinatari o, meglio, interlocutori, soggetti in formazione che si trovano spesso in fase delicatissime del loro processo evolutivo e, in secondo luogo, che la vita universitaria funge da innesco di dinamiche molto profonde nella costruzione della identità personale. L'articolo ci offre uno scorcio molto eloquente della complessità che gli studenti si trovano a gestire e rende davvero palpabile che cosa significhi affermare che l'Università è una tappa fondamentale nel percorso esistenziale dei singoli.
Sbaglieremmo a ritenere che le forme di disagio di cui si parla nell'ultimo contributo siano una faccenda solo individuale o a compiacerci che, come Ateneo, mettiamo a disposizione delle professionalità per supportare gli studenti. Secondo me dovremmo accettare la sfida di cambiare ottica e di pensare che, in quel disagio, se ne manifesta - in modi certamente individuali - uno più generale, che appartiene a molti (se non a tutti noi). Soprattutto in questa epoca, in cui l'istituzione universitaria è al contempo uno degli ambiti investiti dalla "crisi" e una delle risorse fondamentali per non fare di essa solo una causa di ansie ma un'opportunità di crescita. A patto che non distogliamo lo sguardo; che sappiamo riconoscere come nostri vulnerabilità e disagi; in una parola, che sappiamo includere.