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La storia di Javier, studente spagnolo e fridericiano

Quando le capacità superano certe limitazioni

 
Javier Monferrer

Studente Erasmus a Napoli durante il Corso di Laurea in Economia aziendale.Master dell' Università di Valencia in marketing internazionale e ricerche di mercato e poi stagista in un'azienda italiana, grazie a una borsa Leonardo da Vinci: è il curriculum di Javier Monferrer, un giovane spagnolo di 34 anni, affetto da una grave condizione di salute con completa limitazione degli arti inferiori e seria compromissione nell'uso fine delle mani, che non si sente però disabile. La sua storia di formazione, che si è intrecciata con quella di SlnAPSi (il Centro per l'inclusione della Federico II), è un esempio di inclusione ma soprattutto di come l'intraprendenza e il gusto di nuove avventure aiutino a raggiungere importanti traguardi.

Quando era studente dell'Università Jaume I di Castellon, Javier decise di svolgere l'Erasmus alla Federico II. "Il fatto che il SlnAPSi rispose alla mia richiesta di informazioni in soli due giorni, prima di tutti, influì sulla mia scelta di venire in Italia - afferma - Mi avevano detto che le cose a Napoli non funzionavano. Era la dimostrazione che non era vero".

Prima della partenza amici e conoscenti l'avevano scoraggiato a scegliere la città partenopea come meta del suo soggiorno: "Mi dicevano che era pericolosa ma io ero determinato a venirci lo stesso".

Al suo primo impatto con l'Ateneo federiciano lo colpì l'aula informatica:
"Era grandissima e pienissima. Mi piacque molto anche il fatto che gli studenti qui potevano rifiutare un voto basso. In Spagna invece se prendi 5 su 10 non puoi farci nulla e dopo è molto difficile alzare la media con gli esami successivi". Ma la nuova università aveva anche dei punti deboli: "Superare gli esami era più diffìcile poiché c'erano quasi sempre scritto e orale. La mensa poi è stata un'esperienza scioccante. Era molto piccola, date le dimensioni dell'Ateneo, io mi aspettavo una struttura gigantesca".


 

No ai buoni taxi, in Facoltà con gli autobus

Attraverso il Centro SlnAPSi ebbe un posto nella residenza Paolella, di cui ricorda la camera domotica perfettamente attrezzata: "Alla residenza si cucinava insieme, si organizzavano delle cene. Una delle prime sere ho comprato delle patate e ho proposto di fare una tortilla. Così siamo diventati subito amici". SlnAPSi gli propose anche altri servizi, come I buoni taxi per arrivare all'Università, ma lui li rifiutò: "Non volevo sentirmi un principino. Preferivo andare all'università a piedi, cioè con la sedia a ruote e i pullman. Volevo sentirmi libero e poi cosi mi sono fatto tanti amici".

Quando è arrivato in Italia Javier parlava solo Inglese. "Qualche professore mi diceva che potevo fare gli esami anche in inglese o in spagnolo, purché parlassi lentamente. Ma io non ne vedevo il senso",
racconta. Il carattere socievole lo ha aiutato a stringere relazioni non solo con gli studenti: "Prima ho conosciuto i ragazzi che abitavano con me. poi i miei compagni di corso, poi gli altri Erasmus. Alla fine a Fuorigrotta mi conoscevano tutti". Nel suo caso l'inclusione è avvenuta con successo: "A un certo punto non mi sono sentito più un Erasmus, ero solo uno studente alla Federico II"

La rete di amicizie gli ha facilitato la vita universitaria: "Quando chiedevo una mano per salire su un autobus non attrezzato o per prendere i libri dallo zainetto mi aiutavano subito. Ho notato che i napoletani sono più sensibili degli spagnoli verso la disabilità. Certo, ci sono alcuni posti non accessibili ma basta usare qualche trucchetto, come prendere la Cumana alla Mostra, dove c'è l'ascensore, oppure salire su un autobus aspettandolo su un marciapiedi alto".

 

9 esami in 9 mesi, qualche problema con Microeconomia

Non sono mancate esperienze 'negative' come il furto di un telefonino: "È capitato solo una volta. Succede in tutte le grandi città. E poi è stata colpa mia che l'avevo lasciato vicino alla gamba invece di riporlo nel marsupio".

Anche se non è riuscito a passare Microeconomia al primo colpo, in 9 mesi Javier ha superato ben 9 esami. Un ritmo che non gli ha impedito di divertirsi moltissimo: "Andavo alle feste, a bere una birra, a vedere le partite allo stadio. Da allora sono rimasto un tifoso del Napoli".

Javier ha anche partecipato alla nascita della start-up della Federico II Collaboration World (http://collaborationworld.org/index.php/it/) un'associazione, a cui collaborano giovani professionisti, imprenditori, ricercatori, docenti e studenti universitari, che ha il fine di connettere capacità e competenze differenti, allargare il network di ogni membro generando progetti e opportunità. "Dopo la laurea con degli amici ci chiedevamo: cosa facciamo adesso? È inutile rimanere qui ad aspettare che il lavoro ci piova dal cielo. Sarebbe bello creare una piattaforma che diffondesse bandi, concorsi, opportunità di lavoro. È da lì che tutto è iniziato, lo penso che ci dobbiamo dare noi una mossa, senza stare lì a lamentarci perché non abbiamo possibilità". L'idea era di dar vita ad un ponte tra gli universitari che hanno un'attitudine imprenditoriale e gli investitori aziendali. A portarla avanti è stato un gruppo di laureati in diverse discipline della Federico II con il supporto di rappresentanti del mondo delle imprese che li hanno guidati a muovere i primi passi nella redazione del business pian e nella ricerca di investimenti. Il sito www.collaborationworld.org è nato per informare neolaureati e giovani professionisti delle opportunità di lavoro su scala nazionale e internazionale. Al momento il sito è collegato anche a due pagine Facebook: una dedicata alle collaborazioni in Italia, l'altra in Spagna. È in fase di sviluppo una terza pagina: Collaboration USA

 

Crescere, imparare, rischiare

Tornato in Spagna, Javier è rimasto in contatto con i ragazzi dell'associazione e. una volta conseguita la laurea, ha deciso di svolgere uno stage da Como en Italy, un portale di turismo eno-gastronomico,con sede in provincia di Napoli, fondato da ragazzi anch'essi conosciuti grazie al suo soggiorno ERAMUS. "Mi sono occupato delle traduzioni per il sito, di community management, ho fatto anche una ricerca sul mercato est europeo",afferma. Per 'assaggiare' un po' di questa esperienza si può vedere il gustoso video "Experiencia Leonardo en Napoli J. Monferrer: Cuando las capacidades superan a ciertas limitaciones" (https://vimeo.com/95403572).

Javier è anche coinvolto nel Progetto Butterfly, attualmente in fase di valutazione sul Bando "Principi Attivi" della Regione Puglia, che coinvolge le Università Tecniche di Bari. Napoli. Salerno e Roma, oltre al consorzio di ricerca SCIRE e alcune importanti università straniere tra cui la prestigiosa. Università del New Hampshire negli USA, uno tra i primi dieci campus imprenditoriali degli Stati Uniti. Il progetto si basa sulla consapevolezza che tra le tesi di laurea in ambito tecnico-scientifico risieda un'enorme potenzialità in termini di innovazione e di valore economico che spesso viene dispersa o non adeguatamente valorizzata.

Per il futuro Javier ha tanti progetti ma non ha ancora deciso dove mettere radici: "Il lavoro di marketing può essere fatto in qualunque posto, basta avere una connessione a Internet. Potrei ritornare in Spagna o addirittura trasferirmi in Italia, chi lo può sapere... Non vorrei finire a lavorare in banca. Non dico che sia un brutto lavoro ma non è creativo".

Secondo Javier, spesso ci si adatta a lavori non stimolanti perché si ha timore di assumersi responsabilità e di impegnarsi invece di diventare imprenditori di se stessi: "Non basta essere laureati, bisogna continuare a crescere, imparare, rischiare... Partecipare alle attività associative permette una crescita continua".

Consiglierebbe agli studenti italiani Erasmus all'estero? un'esperienza unica. È un'opportunità per andare in un altro paese non solo a studiare e a divertirsi ma ad apprendere nuove abitudini. Se non l'avessi vissuta, non avrei conosciuto tante persone, neppure quelle dell'associazione con cui oggi collaboro".
E agli studenti con disabilità cosa suggerisce? "L'Erasmus è un'esperienza che ti fa diventare grande, indipendente. I ragazzi non devono avere paura o porsi falsi problemi. Basta che trovino il modo migliore per autogestirsi e studino le risorse che sono offerte. E poi si può fare".