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Orientasud 2012. Incontri di gruppo con gli studenti agli ultimi anni delle scuole superiori

di Maddalena Ligozzi, Brigida Vergona, Maria Auricchio, Alessandra Ricciardi Serafino de Conciliis, Federica Parlato

L'iniziativa, inserita nel programma di OrientaSud, e svoltasi nei giorni 11-12-13 Ottobre 2012,  ha visto la partecipazione di circa 150 studenti iscritti agli ultimi anni delle scuole secondarie di I grado.   
Agli studenti sono stati proposti incontri in piccoli gruppi (7-15 studenti) al fine di offrire uno spazio di riflessione e di confronto sulla scelta formativa e/o professionale e sui vissuti emozionali esperiti in relazione alla fine degli studi superiori e alle prove da sostenere. Ciascun  incontro è stato condotto da una coppia di psicologhe cliniche (a turno si sono alternate Maria Auricchio, Maddalena Ligozzi, Federica Parlato, Alessandra Ricciardi e Brigida Vergona) che lavorano presso il Centro di Ateneo SInAPSI.
Si è riflettuto sulle  modalità di scelta degli studenti, rilevando i fattori che hanno avuto e che hanno un peso maggiore. Inoltre è stata sottolineata la dimensione di incertezza e di rischio che contraddistingue qualsiasi decisione.  Sono stati esplorati e definiti i fattori che possono incidere in una scelta: emozioni, motivazioni, interessi, opportunità lavorative, educazione, aspettative esterne e interne, percezione di sé e del contesto.
Per la particolare posizione geografica della sede dell'evento (la Stazione Marittima di Napoli) agli incontri hanno partecipato soprattutto classi di studenti provenienti da Sorrento e dalle Isole di Ischia e Procida.
Nello specifico si riportano alcuni temi emersi in un incontro con un gruppo di studenti dell'Istituto Tecnico Nautico di Ischia. Si è trattato di un gruppo di studenti maschi che esprimeva profondi sentimenti di appartenenza al proprio contesto di origine, aspetto che contraddistingueva anche la scelta compiuta, sentita quasi come obbligata, ma intrisa di valori. Sono emersi racconti di una vita semplice su un'isola che offre poche possibilità per chi intende restarci. La maggior parte di questi ragazzi erano figli di marinai che lavoravano su navi o piattaforme per lunghi periodi dell'anno. Questi racconti esprimevano sofferenza e determinazione, ma anche rassegnazione, tristezza  e profonda consapevolezza in relazione alla propria condizione di solitudine e assenza del padre. 
All'interno del gruppo gli studenti si sono confrontati su prospettive lavorative varie e differenti alternative,  sostenute sia dalla conoscenza delle diverse possibilità, sia dalle opportunità offerte dai familiari già inseriti nel contesto prescelto; ma quasi tutte le idee convergevano verso una direzione che confermava sostanzialmente il percorso intrapreso alle scuole superiori: lavorare su una nave da crociera, su pescherecci, su navi mercantili etc.  Emergeva, inoltre, l'idea che la propria vita e la costruzione di una propria famiglia non poteva differenziarsi tanto da quella di origine; come se la condizione di solitudine e di "sacrificio" connessa alle proprie scelte di vita, potesse essere alleggerita dall'idea rassicurante di avere radici salde, un porto sicuro dove tornare. A questa dimensione del gruppo se ne affiancava una differente, espressa da uno studente straniero che aveva fatto la scelta coraggiosa di lasciare il proprio paese e venire a studiare a Ischia, perché era appassionato di "vita in mare" e immaginava il proprio futuro in questo modo. Un'altra possibilità di differenziarsi veniva espressa da un altro studente che, "timidamente", dichiarava di voler frequentare l'Università. 
Riflettere all'interno del gruppo su tali questioni ha sostenuto la consapevolezza di sé, aiutandoli a 'contattare' emozioni e sentimenti profondi connessi alla propria condizione di studenti che si preparano a definire un progetto personale e di vita. 
Differenti i contenuti significativi emersi in un altro gruppo di studenti, proveniente da un Istituto Alberghiero di  Napoli. Il gruppo era costituito prevalentemente da donne con un unico esponente maschile. Tutti avevano scelto l'indirizzo culinario e aspiravano a diventare cuochi. Solo il ragazzo, però, per una sua iniziativa, aveva avuto esperienze concrete in una cucina come aiuto cuoco. Sin dall'inizio il gruppo ha lamentato la percezione di scarsa preparazione e la sensazione di non essere in grado di entrare nel mondo del lavoro. Di questo gli studenti ritenevano responsabile la scuola, che non aveva garantito loro un'adeguata formazione attraverso stage, tirocini e laboratori pratici. Inoltre, soprattutto le ragazze, sostenevano che per una donna è molto più difficile "entrare in una cucina": le esperienze lavorative descritte in pizzerie e ristoranti si limitavano a un lavoro di servizio ai tavoli. Esplorando tali questioni, è emerso che quest'idea discriminante nei confronti delle "donne in cucina" era sostenuta, spesso, da un pregiudizio da parte degli uomini (docenti e datori di lavoro), che tendevano a svalutare le donne,  tuttavia in quelle studentesse si evinceva anche una bassa stima di sé e una carente autoefficacia percepita che non consentiva loro di proporsi in modo assertivo e convincente. A tal proposito è apparso rilevante il discorso dell'unico studente presente, che sottolineava come nemmeno per lui fosse stato facile "entrare in cucina"; si era proposto molte volte e alla fine aveva accettato di essere un aiuto cuoco per osservare gli altri e imparare come si lavora, senza assumere un atteggiamento presuntuoso e pretenzioso. Attraverso queste riflessioni, emergeva la necessità di vivere in maniera costruttiva anche esperienze spiacevoli e deludenti, provando a superare una logica passiva e vittimistica, che non sostiene e non dà valore alle proprie risorse e alle proprie capacità di investire in un progetto personale e professionale. In questo gruppo, inoltre, è emerso quanto sia importante, in certi momenti della propria crescita, riuscire anche ad accettare una posizione di maggiore dipendenza, legata per esempio al continuare gli studi per potere fare dei progetti che consentano nel futuro una maggiore autonomia. Questa voce nel gruppo era rappresentata da due ragazze che desideravano andare all'università e scegliere la laurea in Lingue in modo da unire il percorso professionale alla possibilità di spendere le proprie competenze all'interno del settore del turismo, anche nell'eventualità di trasferirsi all'estero per poter lavorare. La crescita in questi ragazzi appare essere sostenuta dalla presenza di modelli familiari o adulti che consentano un processo di identificazione e un buon investimento interno sul proprio progetto di vita.
Un altro gruppo molto particolare è stato svolto con circa dieci ragazzi provenienti da un'unica classe di un liceo scientifico di Napoli. In questo caso emergeva una forte coesione interna al gruppo e una forte spinta verso obiettivi scolastici e professionali alti. Tutti avevano intenzione di provare il test di ammissione al corso di laurea in Medicina anche se non in tutti c'era il desiderio prevalente di diventare medico. Per questi studenti superare il test rappresentava un'ulteriore prova delle proprie capacità intellettive e culturali, alcuni si riservavano di scegliere in un secondo momento, infatti un risultato positivo non avrebbe comunque escluso la possibilità di scegliere un altro percorso di studi. I corsi di laurea a numero programmato, e in particolare quello in Medicina, erano i più ambìti proprio perché selettivi. In questi giovani l'iscrizione all'università era vissuta come necessità di rinunciare all'infinitezza delle possibilità proprie dell'adolescenza in favore di una sola strada, e per questo si viveva la decisione solo in riferimento alle rinunce.
 Complessivamente, alla luce di queste esperienze di gruppo, è possibile  tracciare alcuni elementi comuni che sono stati un po' il filo conduttore nella maggior parte degli incontri. Molti studenti vivono la scelta post-diploma come un momento cruciale, ancor più per la loro indecisione, e la rinuncia a una delle alternative pensabili, può essere sentita come una perdita, non più recuperabile. Durante gli incontri è stato sottolineato che la scelta post-diploma implica sempre una rinuncia, ovvero la necessità di tralasciare qualcosa, che magari potrebbe restare un hobby e/o essere approfondito in altri ambiti, per investire in quella che potrà diventare un giorno la propria professione. 
Molti studenti appassionati alla filosofia e alla letteratura comunicavano il loro disagio nella scelta di tale percorso, perché temevano di rimanere senza lavoro, per cui pensavano di ripiegare su altre opzioni, molto differenti, che non sempre risultavano soddisfacenti. Altri invece, non si lasciavano scoraggiare, pensando di  scegliere percorsi altrettanto gratificanti, aspirando, ad esempio, a diventare giornalisti o comunicatori sociali.  Alcuni studenti esprimevano il dispiacere di dover rinunciare alla passione per uno sport o per la danza, che rappresentava la soddisfazione di un sogno infantile, per inseguire scelte formative e professionali più realistiche. Altri studenti comunicavano il disorientamento connesso alla consapevolezza di avere attitudini sia nell'ambito scientifico sia in quello umanistico. In questi casi, l'obiettivo dell'incontro è stato quello di provare a ridimensionare il conflitto, dal momento che qualsiasi scelta implica un investimento e quindi un impegno, e non definisce in assoluto l'identità globale di un giovane studente, che di fatto si trova a vivere in differenti contesti e può esprimere i suoi interessi e i desideri, non solo nella scelta universitaria, ma anche in altri campi.
Nella maggior parte dei casi è emersa la tendenza degli studenti a intraprendere scelte abbastanza gradite, che però aprono a scenari professionali più ampi e vari, come ad esempio Economia, Ingegneria, Lingue e Giurisprudenza. In altri casi sono emerse idee influenzate dall'impatto mediatico di trasmissioni televisive e di episodi di cronaca: molte studentesse immaginavano di voler entrare nella "scientifica", nel corpo dei RIS o di voler fare le criminologhe, senza avere un'idea concreta sul percorso da intraprendere.
Nei gruppi si è riflettuto sul valore di una scelta soddisfacente e sostenuta da una buona motivazione, in quanto tale condizione consente allo studente di intraprendere con maggiore tenacia e costanza il percorso di studi e di affrontare gli ostacoli e le difficoltà che si possono incontrare, limitando il rischio di eventuali blocchi o crisi. Nessuna scelta, infatti, può garantire un sicuro successo professionale e proteggere da eventuali fallimenti, anche perché il panorama formativo e lavorativo cambia e si evolve continuamente e velocemente, al punto da non poter prevedere quale sarà l'offerta lavorativa tra tre o cinque anni, quando gli studenti potrebbero conseguire il diploma di laurea. Molto dipende anche dalla propria motivazione e dalla capacità creativa che consente di inventare soluzioni innovative  e nuovi modi di intendere il lavoro.    
È stato molto importante riflettere con i ragazzi su quanto gli stereotipi, i pregiudizi e il "sentito dire" possano interferire e contaminare le proprie scelte e su quanto sia invece fondamentale informarsi attivamente e conoscere personalmente le possibilità offerte dai differenti Atenei, per valutare in maniera adeguata le diverse alternative, che meglio rispondono agli interessi, alle passioni, alle motivazioni e ai possibili profili professionali.    
La maggior parte degli studenti che ha partecipato ai gruppi ha mostrato di nutrire delle incertezze rispetto alla scelta post-diploma poiché pensano che rappresenti una svolta importante e definitiva, un passaggio cruciale rispetto al quale sentono di non essere sufficientemente preparati. Molti riconoscono di avere  delle predisposizioni e, allo stesso tempo, una forte ambivalenza riguardo gli interessi e le attitudini manifestate durante gli anni scolastici, ma soprattutto rispetto ai criteri di scelta, considerati importanti quali l'interesse personale e la motivazione da un lato, la facilità di accesso al lavoro, la richiesta di mercato e la gratificazione personale e professionale dall'altro.
Si sono evidenziate alcune differenze tra i gruppi, alcune delle quali legate all'indirizzo di provenienza degli studenti. I ragazzi provenienti dal liceo sono sembrati consapevoli delle difficoltà e dell'impegno da affrontare ma anche più disposti a perseguire i propri obiettivi e a non rinunciare nonostante le possibili frustrazioni di un insuccesso. Ciò è quanto è emerso per esempio di fronte all'idea di dover sostenere il test di accesso al corso di laurea prescelto, che per alcuni rappresenta un nodo cruciale, la chiave che apre al proprio futuro, ma che per altri rappresenta anche un ostacolo così grande che si preferisce evitare. Per molti, l'idea di confrontarsi con un test sembra configurarsi come uno sbarramento alle proprie aspirazioni. Per altri ancora, le considerazioni e le esperienze altrui diventano presupposti scoraggianti che spingono a rinunciare. I test infatti preoccupano molto i ragazzi che spesso si lasciano influenzare dai luoghi comuni e dalle opinioni di conoscenti e di altri studenti che prima di loro li hanno provati, e  spesso non li hanno superati. La convinzione che, per accedere ad alcuni corsi di laurea come ad esempio  Medicina, sia necessaria la "spinta di qualcuno che conta" o  essere "figlio di medici", quale garanzia di procedere  su un canale privilegiato, sembra indebolire la loro motivazione e interferire con l'energia e la determinazione necessaria a  predisporli  a una adeguata preparazione.
La riflessione e il confronto nel gruppo ha ridimensionato tali ansie e restituito una speranza, consentendo di riflettere su quanto sia importante la conoscenza dei testi su cui studiare e la qualità della preparazione, alla quale va dedicato del tempo e, inoltre, sul fatto che una forte motivazione e impegno premiano gli studenti meritevoli che possono accedere ai corsi di laurea desiderati "sebbene non raccomandati".  Molti  studenti si sentono sotto pressione perché nell'ultimo anno delle superiori devono concentrarsi sull'esame ma, allo stesso tempo, sono consapevoli di non dover dimenticare che molti percorsi universitari richiedono una preparazione ulteriore per affrontare i test.