testata per la stampa della pagina

Comunicare oltre le parole: i linguaggi del corpo

di Valentina Ianuari

Il Centro di Ateneo SInAPSi istituito per la realizzazione di progetti e pratiche inclusive, si rivolge a tutte le persone iscritte o intenzionate a iscriversi all'Università degli Studi Federico II, che sperimentino una condizione di esclusione dal percorso formativo e dalla vita universitaria a causa di disabilità e/o difficoltà temporanee. Tra le richieste d'intervento, il Centro ha accolto quella di una studentessa, Laura, affetta da una menomazione strutturale del sistema nervoso centrale - tetraparesi spastica - che utilizza come unica via di comunicazione il movimento oculare. Per sostenerla nel suo progetto di studio nel Corso di Laurea in Matematica dell'Ateneo Federiciano è stata istituita la figura dell'assistente alla comunicazione aumentativa alternativa, con lo scopo di fornirle assistenza individualizzata; rivesto questo incarico dal Dicembre 2007 a tutt'oggi.
Il mio primo incontro con Laura è avvenuto presso la Sezione di Pedagogia del Centro ed è risultato per entrambe estremamente positivo. Laura era accompagnata dalla madre, e appariva visibilmente in ansia; le mie preoccupazioni per quello che ci attendeva, si sono placate alla vista della studentessa, con la quale si è immediatamente manifestata una particolare sintonia.
La prima fase di conoscenza è avvenuta nell'abitazione privata di Laura, grazie a un training coordinato da sua madre, la quale  mi ha messo in contatto con la figlia in modo graduale e attento, parlandomi del suo profilo clinico e illustrandomi il funzionamento del movimento oculare quale tecnica comunicativa privilegiata.
Nel giro di pochissimo tempo, il canale comunicativo è diventato abbastanza chiaro, tanto da decidere di integrare il dialogo libero con una sorta di questionari preparati dalla madre di Laura, riguardanti aspetti personali della vita della ragazza e quesiti di natura universitaria, da somministrare alla figlia, così da avere un riscontro preciso e puntale sulla nostra efficacia comunicativa. Nei primi mesi del nostro lavoro, Laura sembrava ogni giorno più contenta dei nostri incontri e serena avvertendo di sentirsi compresa; anche in me cresceva pian piano la tranquillità e la familiarità con una situazione certamente non facilmente gestibile, soprattutto per le enormi implicazioni emotive a essa connesse.
L'incontrare Laura e il relazionarmi a lei ha aperto scenari inattesi nella mia vita, mettendo in gioco elementi nuovi e stimolanti, ma innescando anche variabili emozionali di elevata portata, che monitoro e gestisco sin dall'inizio del percorso grazie al supporto psicologico dell'equipe del Centro.
Laura è la persona più vitale che abbia mai conosciuto; è coraggiosa, intelligente, simpatica, sensibile, ma soffre, tanto, e non lo può esprimere liberamente. Leggere sul suo volto la frustrazione per il non essere sempre compresa, vedere sul suo corpo i segni di una sofferenza fisica profonda, osservare nei suoi occhi la gratitudine per ogni istante trascorso con lei, scuote profondamente l'anima e la mente.
Nel corso degli anni in cui ho svolto la mia attività con Laura, tante persone mi hanno chiesto se l'angoscia nel rapportarmi con lei non fosse troppo forte; invece è successo esattamente il contrario. Entrare in contatto con Laura ha certamente sconvolto la mia esistenza, ma mi ha anche aiutato a migliorarmi, lentamente, come persona e come professionista, innescando feedback con ripercussioni ancora in corso.
Ogni "parola" di Laura, ogni suo gesto, ogni suo cenno mi insegna qualcosa. E stando con lei sto anche imparando a non fermarmi alle parole, ad andare oltre. Talvolta la gestione del rapporto è complessa, ma estremamente stimolante e costruttiva.
In ambito universitario svolgo la funzione di assistenza alla comunicazione negli incontri con i docenti e con i suoi colleghi, cercando di facilitare la creazione di una rete di relazioni interpersonali. Una tappa fondamentale nel percorso di conoscenza è stata segnata dall'inizio delle lezioni universitarie di Laura che si è rivelato di forte impatto emotivo per entrambe. Le difficoltà incontrate sono state numerose e hanno riguardato principalmente l'atteggiamento scostante e timoroso della maggior parte dei suoi colleghi, i ritmi serrati delle lezioni universitarie e la naturale tensione che Laura porta con sé nell'affrontare situazioni nuove. Dopo i primi tempi molto dolorosi per Laura che si sentiva esclusa, isolata e ancor più ignorata, e per me, che avvertivo con forza la difficoltà di introdurre Laura in un ambiente nel complesso "freddo e distaccato", sentendo a tratti l'inutilità del mio lavoro, la situazione è lentamente migliorata. Alcuni studenti sono riusciti gradualmente a interagire in maniera diretta con lei, ponendole domande, per cui io ho semplicemente contribuito a tradurre le sue risposte. Altri colleghi, invece, hanno avuto necessità del mio intervento. Pian piano la vita di Laura negli ambienti universitari ha registrato numerosi miglioramenti e si è avviata sulla strada giusta per un'effettiva inclusione. 
Dal punto di vista didattico, i successi formativi di Laura sono evidenti: la studentessa ha al momento superato 19 esami di profitto e 3 idoneità con brillanti risultati. Attualmente il percorso di studi di Laura sta per volgere al termine; dopo aver sostenuto gli ultimi esami e svolto la tesi, la studentessa dovrà confrontarsi con il "tempo post-universitario" che porta con sé un groviglio di emozioni/preoccupazioni/angosce latenti in Laura e nei suoi familiari.
Se l'apprendimento è un processo complesso che risulta dalla compenetrazione di motivazione, emozione, memoria, pensiero, nel caso di Laura l'aspetto emotivo e relazionale del conoscere risulta prioritario all'apprendimento stesso.
La mia attività professionale con Laura si svolge in prevalenza in ambito universitario e consiste nel fornirle assistenza durante alcune lezioni universitarie, nel facilitare la sua comunicazione/interazione coi colleghi e nel partecipare ai colloqui di preparazione e d'esame con i suoi docenti. Nei giorni in cui Laura non frequenta l'università, ci incontriamo a casa sua, per ragioni organizzative,  ci esercitiamo nella comunicazione, oltre a confrontarci sul percorso che stiamo compiendo insieme e affrontiamo le questioni nuove e inedite che man mano si presentano. In tali occasioni, sostengo la studentessa anche nella relazione da coltivare con i suoi colleghi universitari, attraverso l'utilizzo di strumenti informatici, quali, in particolar modo, la chat di Facebook e la posta elettronica. A tal fine risulta prezioso l'utilizzo di un sistema di comunicazione facilitata, consistente nel sostenere una parte del corpo della studentessa (mano, polso, gomito, braccio) per consentirle di digitare, attraverso l'indicazione, delle caselle o dei tasti. In quanto facilitatore, sostengo fisicamente l'arto della persona e ne scandisco il movimento senza però mai guidarlo. Nello specifico, Laura adopera una "ruota di cartone" creata dalla madre, in cui sono riportate le lettere dell'alfabeto, che lei indica per formare parole e frasi, potendo così esprimersi liberamente, in modo originale e soprattutto non mediato. La ragazza riesce a comunicare tramite tale strumento esclusivamente con la madre, con me e con un'amica, e comunque soltanto in alcuni contesti. Per questa e altre ragioni non è stato possibile sperimentare tale tecnica comunicativa in ambito universitario.
L'esperienza maturata con Laura mi ha aiutato a scoprire che la comunicazione non si riduce semplicemente alle parole, ma si articola in un universo di simboli, atteggiamenti e segnali che si possono scoprire solo se si è autenticamente disposti ad "ascoltare" l'altro.