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L'aula come organizzazione e lo studente come risorsa. Incontro con il Prof. Luigi Maria Sicca.

di Stefano Oliverio

Luigi Maria Sicca, Professore di Organizzazione Aziendale all'Università di Napoli Federico II, nell'ambito del suo corso ha coinvolto in aula alcuni psicologi del Centro SInAPSi. Gli chiediamo di illustrare le ragioni di questa scelta.
 
Si è trattato di un modo per offrire agli studenti una serie di strumenti per affrontare meglio gli studi e la preparazione agli esami? Per favorirne la piena partecipazione alla vita universitaria?
Un po' sì, un po' no. Sì, nel senso che il supporto del nostro centro di Ateneo è, a mio avviso, funzionale ad accompagnare gli studenti nella consapevolezza dei propri meccanismi di apprendimento. In questo senso abbiamo offerto strumenti utili ad affrontare lo studio e la preparazione dell'esame. Un po' no, dicevo. Perché la collaborazione con SInAPSi si è configurata intorno ad obiettivi più ambiziosi. Abbiamo verificato empiricamente come la "buona partecipazione" alla vita universitaria e prestare attenzione al metodo di studio abbiano finalità che vanno ben oltre l'esame. Dirò di più: l'esito dell'esame è davvero positivo se i risultati dell'apprendimento trascendono il momento del congedo dal docente. Non sempre è vero il contrario. Chi segue i miei corsi lo sa: il patto d'aula è a quaranta anni. A cinquanta. Non si esaurisce con la separazione a fine semestre. Va al di là del docente. Non si esaurisce con il voto. In questa prospettiva, sapere studiare e sapere partecipare sono - per definizione - i primi passi per funzionare nel mondo "là fuori". Per prepararsi, insomma, alle sfide che porrà la disciplina del mercato del lavoro. Molti lavori scientifici nell'ambito della letteratura di Human Resource Management dimostrano questa correlazione tra formazione e competitività delle persone. A partire dall'assunto che l'aula universitaria sia - per antonomasia - il luogo ideale in cui sperimentare (proprio come in un laboratorio) la validità o meno di assetti macrostrutturali e le dinamiche relazionali (affettive, di potere, di negoziazione, ma anche fattuali e di microprogettazione delle strutture) che gli studenti dovranno affrontare nella vita professionale. "Quello che succede qua, in aula, succede fuori di qua", quando verrà meno la protezione di queste mura.

Quale è stato, allora, il ruolo svolto dagli psicologi di SInAPSi in questa cornice di apprendimento?
Non ho inteso l'intervento dei professionisti del Centro SInAPSi come uno spazio "altro", affiancato ma distinto dal normale svolgimento del corso, bensì come sua parte integrante. Seppure con una dichiarazione esplicita, reale e leale nei confronti degli studenti: il tempo trascorso con SInAPSi sarebbe stato caratterizzato da una "sospensione del giudizio". Per questo motivo, dopo averne discusso e dopo avere valutato vantaggi e svantaggi associati ad ogni opzione, ho ritenuto opportuno essere comunque presente in aula durante questo lavoro che potremmo definire un "laboratorio esperienziale". Ero là, in una posizione fisica ben precisa, ai lati del perimetro di una disposizione circolare degli studenti. Molto spesso in silenzio. Sempre in ascolto. Mai pienamente visibile da tutti. Ma ero là e tutti lo sapevano. Le psicologhe di SInAPSi, in circolo con gli altri, hanno attivato il gruppo attraverso la costruzione di copioni che avevamo precedentemente condiviso. Hanno raccolto i vissuti dei partecipanti, ne hanno proposto una rilettura, attraverso gli occhi dell'approccio psicoanalitico.

Avete dunque costruito una comunità  ?
Il corso di cui stiamo parlando è Organizzazione e gestione delle risorse umane della Laurea Magistrale in Economia aziendale. Le nostre aule sono organizzazioni formali, fondate sull'apprendimento. Le nostre discipline e certa letteratura di organization studies rende evidente come e quanto sia importante riconoscere nelle comunità formali di apprendimento le fonti del vantaggio competitivo che caratterizzano le aziende del presente e del futuro. Se i nostri studenti interiorizzano sin dagli anni dell'università il parallelismo tra organizzazioni aziendali stricto sensu e dimensione formale del nostro agire, anche in comunità che non sono "aziende", saranno più bravi. Saranno più competitivi anche rispetto ai loro coetanei di altri atenei, magari in aree geografiche del paese che offrono maggiori opportunità di lavoro.

Sicché questa è una strada possibile per ridurre tale gap?
Io credo sia possibile tradurre in azione quotidiana quel che insegniamo. Se continuiamo a predicare, attraverso i nostri libri che le aziende migliori sono sempre più quelle in grado di processare la conoscenza, perché non ci cominciamo ad allenare qua dentro, all'Università, dove per definizione si "maneggia" conoscenza, facendo knowledge management
In questo senso quella comunità di apprendimento che è l'aula universitaria 'anticipa' alcuni dei processi che saranno esperiti e che si tratterà di gestire nella propria professione?
Sì, assolutamente. Far vivere consapevolmente queste dinamiche e permettere agli studenti di "affacciarsi" su di esse con il supporto anche di psicologi, è una leva strategica perché fornisce ai ragazzi degli strumenti in più. Mi sembra un modo più completo per formare in generale tutti gli studenti, anche quelli che non si occupano di Organizzazione, che studiano tutt'altro, ma che di fatto nell'organizzazione vivono, ci devono fare i conti tutti i giorni, pur non essendone consapevoli fino in fondo. E ciò - a mio avviso sempre vero - è solo molto più evidente nel caso di studenti di Organizzazione o in quelli di Organizzazione e gestione delle risorse umane, che domani saranno esperti della materia. Potrei dirlo in altro modo: gli iscritti ai miei corsi  non sono solo degli studenti. Non sono soltanto participio presente del verbo studiare. Ma sono - essi stessi - risorse umane. Il laboratorio esperienziale condotto con SInAPSi facilita il riconoscimento di questa dimensione di "risorsa umana". E l'apparato concettuale della psicologia non è certo ancillare in questa partita e rispetto a questi obiettivi di apprendimento.

Questa spiegazione pare proporre un modo di intendere la mission del Centro SInAPSi cui non si era ancora pensato, o almeno non in questi termini. Finora il Centro SInAPSi si è immaginato come indirizzato al supporto degli studenti in condizione di disagio e/o disabilità, laddove la sua enfasi sull'importanza dell'auto riconoscimento degli studenti come risorse parrebbe indicare nella direzione di una attenzione all' empowerment di tutti gli studenti. È come se dalla Sua sinergia con il Centro SInAPSi, dal Suo esserne "compagno di viaggio" derivasse una "riscrittura" del regolamento del Centro o, almeno, una sua re-interpretazione estensiva.
Non esagererei la mia funzione, che certo non mira a riscrivere/reinterpretare alcunché. Ma certamente credo molto nel fatto che "supportare l'apprendimento" sia una missione trasversale alle popolazioni studentesche. Una trasversalità che ridefinisce anche i confini del "bisogno", dell' "aiuto", del "sano", del "normale" e così via... Proprio per questo motivo, ogni anno, il primo giorno del mio corso di Organizzazione Aziendale alla Triennale - quindi con studenti al II anno  - io presento il Centro SInAPSi come il centro di Ateneo per il supporto all'apprendimento e alla partecipazione alla vita universitaria. Stop. Non dico se è destinato a una certa categoria di studenti o a un'altra. Il confine fra disabilità e non-disabilità, disagio e non-disagio è spesso molto sottile e certo non spetta al docente fissarlo. Spetta, al limite, al discente scegliere se e come e quando esprimere una richiesta. Il docente può, e secondo me deve, informare al meglio gli studenti. Creare contesto e clima. Sospendere il giudizio ex ante. Ed "accompagnare"  - tutti! -  verso un proprio modo - vario e variabile - di strutturare l'esperienza dell'apprendimento. In questo senso accompagnare gli studenti, significa non sempre risolvere i loro problemi, ma metterli in grado di risolverli. Non sempre "alleviare", ma "abilitare". Innanzitutto imparando a muoversi nelle regole e nei processi (a volte anche nelle difficoltà) della "nostra organizzazione". Conoscendone le strutture, le potenzialità ed i limiti. Come avviene sempre in un mondo imperfetto. E, quindi, conoscendo anche le caratteristiche del Centro SInAPSi e la sua mission. Se un/a giovane vuole o sente l'esigenza di un sostegno, saprà come indirizzare le proprie inclinazioni, le proprie urgenze ed a chi rivolgersi. Saranno poi i professionisti del Centro a 'codificare' il tipo di disagio o di agio, di abilità o disabilità e i rispettivi modi dell'intervento. Dirò di più. Ogni anno dopo avere proposto questo approccio all'apprendimento come "metodo" per abitare la nostra organizzazione (e parallelamente quale pilastro per capire le "altre" organizzazioni) invito il Direttore di SInAPSi, il Prof. Valerio, perché sia lui in qualità di esperto e di responsabile della struttura a fornire maggiori chiarimenti su di essa. Questo mi sembra il modo più corretto di procedere sul piano metodologico, in modo da riconoscere i ruoli e le specificità di ciascuno.

Ritornando all'attività che ha svolto con i Suoi studenti della Laurea Magistrale, come si sono strutturati gli incontri? Che andamento hanno avuto?
In totale il laboratorio esperienziale consiste di 4 incontri, svolti in orario di lezione, con le psicologhe del CPSU. Dicevo prima, che negli incontri in cui sono presenti anche le psicologhe vi è una disposizione a cerchio che rompe il setting abituale, quello della lezione frontale e che richiede anche un po' di inventiva logistica, per così dire, visto che nelle nostre aule le sedie sono fissate a terra.
Il primo di questi incontri verte sull'ingresso all'università; il secondo - che si svolge a distanza di una settimana - si focalizza sui vissuti e le esperienze in itinere. Segue un incontro in cui riconnetto le attività svolte ai temi del corso, formalizzando la nozione di autoefficacia sulla scorta della cornice teorica offerta dagli studi di Bandura. Lo psicologo canadese,  famoso per le sue ricerche sulla teoria dell'apprendimento sociale. Quello che ottenne grande fama - per capirci - con l'esperimento della bambola Bobo sull'aggressività, all'inizio degli anni '60.
Questi 3 incontri si sono svolti prima della pausa natalizia. Abbiamo poi svolto la prova intracorso. Qua, gli studenti si sono cimentati con i testi di HR management previsti per l'esame. E studiati - ritengo - con occhi nuovi. A gennaio ve ne sarà un quarto in cui si lavorerà sulla separazione. Ci staremo per separare noi, come aula, come comunità di apprendimento, in vista della fine del semestre. Molti studenti si stanno separando dall'Università, perché all'ultimo anno di Laurea Magistrale. E la separazione interesserà sempre di più - fuori di qua - il cosiddetto "lavoratore flessibile", che dovrà sopravvivere all'incertezza endemica al suo essere professionista della conoscenza e vincere la competizione tra Risorse Umane. La separazione, tra un po', interesserà noi due ... hic et nunc .

Mentre l'intervista sta per terminare un frequentante del corso di Organizzazione e gestione delle risorse umane, Cuono Altobelli, fa capolino nello studio del Prof. Sicca. È l'occasione per avere una testimonianza di prima mano anche dalla parte degli studenti:

Che benefici ha tratto dall'esperienza del laboratorio esperienziale? E ha trovato 'sconcertante' che siffatto laboratorio facesse parte integrante del corso di Organizzazione e gestione delle risorse umane?
Ho seguito questo corso pur non essendo della Laurea Magistrale in Economia aziendale, ma di quella in Finanza. Volevo infatti una formazione più eterogenea. In questo senso il laboratorio ha risposto a una mia esigenza e mi ha fatto scoprire le potenzialità dell'approccio psicoanalitico nell'ambito della gestione delle risorse umane. Un aspetto - devo ammetterlo - che tendevo a sottovalutare.

Secondo Lei, un'esperienza come quella degli incontri con le psicologhe del CPSU contribuisce a costituire un'aula come vera comunità di apprendimento? Consente di promuovere un atteggiamento cooperativo e scardinare quello competitivo che troppo spesso, forse, invale nelle pratiche educative formali?
Certamente sì, anche se devo dire che l'atteggiamento cooperativo già ci apparteneva. È emerso anche dai colloqui con le psicologhe. Il laboratorio non ha introdotto una dinamica estranea al nostro modo di pensare, ma ha permesso a questo nostro modo di pensare cooperativo di trovare un setting e un'espressione adeguata. 
Prima di iniziare a frequentare questo corso pensavo che i nostri studi di economia e management dovessero essere necessariamente orientati da un approccio di tipo dogmatico che ha origini in una tradizione positivistica agli studi delle scienze sociali. Il corso del prof. Sicca e l'investimento proposto su una letteratura manageriale di matrice non necessariamente main stream hanno reso evidente come sia possibile ripensare alcuni assunti forse troppo rigidi. Quegli stessi assunti che, probabilmente, hanno dato una grossa mano alla formazione della crisi che stiamo vivendo e che noi studenti dovremo fronteggiare sulla nostra pelle, passando dalle aula protette e piene di certezze alla giungla fuori di qua, dove regna l'incertezza e vince, speriamo, la maggiore consapevolezza su come "essere risorse umane". Ecco: con questa collaborazione con il centro SInAPSi abbiamo potuto sperimentarci anche un po' come "essere".