testata per la stampa della pagina

Disabilità e Tecnologia: da prodotto a servizio

di Fabiana Carcatella

 
 

"Tecnologie a servizio della disabilità": questo il titolo di una delle quattro conferenze tenutesi, lo scorso 7 e 8 luglio, in occasione del Disability Pride Italia 2017 (per una presentazione dell'iniziativa cfr. articolo precedente in questa newsletter).
Lo sviluppo della tecnologia ha sicuramente consentito al mondo della disabilità di fare passi avanti. Lo dimostrano gli stessi relatori che, durante la conferenza, hanno mostrato i progressi attuati nei più svariati campi, da quello riabilitativo a quello sanitario. Se ne elencano alcuni:
* Sistemi robotici per la riabilitazione soprattutto di pazienti paraplegici e emiplegici. Attraverso un robot si riesce a fornire all'operatore un aiuto nello svolgimento delle funzioni riabilitative. Ad essi si aggiungono dispositivi che sfruttano la realtà virtuale: nonostante il limite fisico, il cervello riesce a sviluppare la consapevolezza dei risultati dei movimenti effettuati tramite l'attività virtuale, nonché la consapevolezza della qualità dei movimenti stessi, permettendo così un'efficace riabilitazione.
* Gait Analysis: tecnica innovativa per la riabilitazione dei deficit motori. Attraverso la combinazione di più analisi effettuate contemporaneamente, si ottiene una caratterizzazione estremamente dettagliata del paziente. La Gait Analysis permette di fare un'analisi pre-terapia, un'analisi post-terapia e un confronto su dati certi, consentendo, così, di oggettivare la buona riuscita della riabilitazione, della terapia farmacologica o chirurgica. È un valido supporto per il medico nella definizione precisa della patologia e nella scelta del processo terapeutico più opportuno.
* Protesi bioniche di arti superiori ed inferiori. Oggi sono leggere e permettono di compiere numerosi movimenti. Non hanno solo una finalità estetica, ma vengono utilizzate per attività quotidiane o lavorative.
* Interfaccia cervello-computer: tecnologia in fase di sviluppo che sfrutta la comunicazione tra il cervello umano e il computer. Ogni pensiero associato a una specifica attività cerebrale può essere riconosciuto da software e tradursi in un determinato ordine. Per il futuro si auspica la realizzazione di protesi in grado di rendere autonomi nei movimenti soggetti con patologie motorie gravemente disabilitanti.
* Applicazione di serious games come strumento per favorire un potenziamento nella riabilitazione dei Disturbi dello Spettro Autistico. Per serious games s'intende una simulazione tridimensionale che ha la struttura di un vero e proprio videogioco, però con la finalità di sviluppare delle competenze e delle abilità nel giocatore. Attraverso un'esperienza di gioco si sviluppa il cosiddetto "learning by doing", ossia "imparare facendo".
La tecnologia è sicuramente un fattore unificante, fondamentale per favorire l'inclusione, ma non è da considerarsi solo un oggetto. "Se la rete - afferma il prof. Pepino - continua a credere di stare fornendo oggetti, possiamo avere la carrozzella più tecnologica del mondo, ma, di fatto, essa è inutile".
Affinché la tecnologia possa attuare un contesto inclusivo, deve essere sempre previsto un continuo lavoro di personalizzazione. E' essenziale pensare alla soluzione tecnologica come una scelta che deve tener conto dei bisogni delle persone. Come afferma la dott.ssa Ersilia Vallefuoco , "quando parliamo di percorso riabilitativo e di processi di riabilitazione, una metafora molto utilizzata è quella dell'albero, dove la persona rappresenta l'asse principale di quello che è il processo".
Ne è un esempio Salvatore, studente di ingegneria con tetraparesi spastica, seguito dal Centro SInAPSi . "Grazie al contributo di varie competenze - racconta il dott. Gennaro Sicignano  - Salvatore ha scelto di impegnarsi per crescere. Lo studente è l'attore principale di qualunque percorso che si possa immaginare per lui. Anzi, questo 'per lui' lo cambierei con 'insieme a lui' perché la persona che ha degli obiettivi e che sperimenta con noi situazioni di disabilità legate a difficoltà funzionali, deve essere necessariamente coinvolto in qualunque fase della progettazione e della realizzazione delle attività".
In questa prospettiva, è bene parlare non di tecnologia assistiva, ma piuttosto di soluzione assistiva, intesa come sistema di prodotti e relazioni umane che punta ad un superamento dei limiti.
Come, però, precisa la dott.ssa Corinna Freda , se le strategie compensative sono un qualcosa che il diretto interessato può creare anche in autonomia, la tecnologia deve essere necessariamente inserita nella vita delle persone con disabilità. Essa va scelta al di là dell'innovazione tecnologica, secondo criteri relativi all'età delle persone, alle esigenze e alle caratteristiche personali: "Diamo per scontato che oggi, nel 2017, tutti debbano utilizzare le tecnologie. Non è detto che tutti abbiano la stessa propensione a tutte le tecnologie. A volte sottovalutiamo che l'introduzione di una tecnologia possa essere un peso e provocare insoddisfazione nella persona che non è in grado di utilizzarla".
Ciò esige un impegno formativo, a tutti i livelli, senza dimenticare un ultimo fondamentale elemento: la rete. "Rete - afferma il dott. Fornaro - significa dialogare tra università, comuni e associazioni per creare una sinergia e evitare che ci siano mancanze".
L'obiettivo finale è quello di giungere ad un'accessibilità universale, che non agevoli solo la persona con disabilità, ma tutti. Attraverso la collaborazione, la formazione, tecnologie personalizzate o già fornite di programmi utili alla disabilità, si eviterebbe di provocare quel disagio percepito da tutti, senza distinzioni, di fronte alla diversità. Tutti possono e devono competere al miglioramento della società. Non ci sono grossi sforzi da fare, basta progettare.